Il Dono della Rabbia: quali significati e come gestirla

La Neuroscienze, la mindfullness, la terapia comportamentale e la Rabbia; uno sguardo alle sue funzioni e come gestirla

Oggi parlo del libro di Marshall Rosenberg dove ci invita ad abbandonare l’idea che la rabbia sia qualcosa da reprimere; come la mindfullness e Marshall Rosenberg e altri studiosi ci consigliano di vedere la rabbia come un “Dono”, che ci porta a scoprire quali bisogni hanno stimolato la nostra reazione.

Alcuni passi di consapevolezza:

E’ importante riconoscere la rabbia come una reazione corporea (impulso, tensione, tremori, espressione del viso che cambia, balbettare, rossore, attacco/fuga, e altro).

E’ importante riconoscere la rabbia come un sentimento legato al proprio modo di pensare, ai propri bisogni (a volta non espressi o non riconosciuti), rispetto alle relazioni umane che si intraprendono.

Ci sono eventi simili, che ci portano ad osservare, come alcuni reagiscono in modo violento rispetto ad altri che reagiscono in modo compassionevole.

Sono presenti alcuni fattori che condizionano questo comportamento:

  • la storia degli apprendimenti, il linguaggio che ci hanno insegnato durante l’età della crescita;
  • il modo in cui siamo stati educati a pensare e a comunicare (come in famiglia veniva espressa la rabbia, come si reagiva, cosa si diceva quando qualcuno si arrabbiava..);
  • i  comportamenti che abbiamo appreso per gestire la rabbia (attaccare, scappare, offendere, giudicare, picchiare, urlare…).

Attraverso la mia esperienza clinica, ho osservato come questi fattori giocano un ruolo fondamentale nel determinare la capacità di rispondere con compassione o, al contrario, la tendenza a reagire con violenza, svalutando l’altra persona.

La rabbia è come un campanello di allarme che ci sta avvisando che i propri bisogni non sono stati considerati ed interagiamo con gli altri in modo poco costruttivo (incolpandoli, svalutandoli o distruggendoli…).

La rabbia non è da considerare qualcosa di negativo o da reprimere o da ignorare perchè questa modalità potrebbe rivelarsi pericolosa in quanto finiremo per esprimerla in un altro modo più distruttivo e violento verso se stessi o verso gli altri.

alcuni passi per gestire la rabbia

il primo passo è essere consapevoli che lo stimolo, che scatena la rabbia, non è la causa. In altre parole , non è quello che gli altri fanno che ci fa arrabbiare, ma la vera causa della rabbia è dentro ognuno di noi, e riguarda il modo in cui reagiamo al comportamento altrui.

Il secondo passo è che la causa della rabbia è legato al modo in cui interpretiamo, giudichiamo ciò che è stato fatto, senza considerare i propri bisogni o quelli degli altri. Si pensa che il comportamento degli altri siano ritenuto “cattivo”, “crudele” o che abbiano “torto”.

Vediamo alcune interpretazioni disfunzionali che fa scattare la rabbia:

  • prendere un offesa personale  come un rifiuto
  • un incontro rimandato come sono poco importante 

Il terzo passo è ricercare il bisogno che è alla radice della rabbia,  ci arrabbiamo perchè i bisogni non sono soddisfatti (bisogno di approvazione, di attenzione, di affetto, comprensione o perchè non accettiamo la situazione).

I giudizi che esprimiamo verso gli altri, che causano la rabbia, sono in realtà un modo alienato di esprimere i nostri bisogni non soddisfatti.

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